Venti proposte regolamentari per accogliere in Europa ( partendo dalla Francia) nel giusto modo le tecnologie emergenti come la Blockchain.
E’ questa la soluzione suggerita dalla Commissione bipartisan del Parlamento francese in materia di DLT ( tecnologie di registro distribuito), in un rapporto depositato all’Assemblea nazionale francese il 12 dicembre scorso.
Tra i punti qualificanti della proposta vi è la necessità di ipotizzare una blockchain pubblica europea (proposta 1).
In altre parole, la proposta suggerisce di governare in ambito europeo il futuro protocollo o i protocolli dominanti che diventeranno standard mondiali, al fine di evitare che, come accaduto nello sviluppo e nell’affermazione della rete internet, il vecchio continente, pur avanti nella ricerca, non riesca poi a sviluppare un contesto tecnologico all’avanguardia.
In termini di utilizzo, il rapporto cerca di mobilitare lo stato, e in particolare i governi centrali, per creare un gruppo di lavoro trasversale per valutare il potenziale di Blockchain per l’economia e la società e per determinare il suo uso da parte delle autorità pubbliche (proposta 6), al fine di stabilire norme relative alle copie documentali sui registri distribuiti o di ipotizzare l’ingresso nelle catene di blocchi di documenti di identità.
La Commissione suggerisce senza mezzi termini che sarebbe auspicabile una revisione del regolamento europeo eIDAS 2014 (proposta 14), e, più in generale, per adeguare gli standard europei e nazionali (proposte da 16 a 19) rispetto agli usi consentiti dai protocolli basati su Blockchain.
Il rapporto è concepito come il punto di partenza di una vera strategia francese attorno alla Blockchain.
Per i correlatori, non è né più né meno che una “questione di sovranità nazionale” a causa del potenziale di trasformazione delle catene di blocchi per l’intera società e l’economia.
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