Reati informatici avvocato

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I reati informatici sono sempre più in aumento.

cerchio un avvocato studio legale reati informatici?

Devi difenderti in tribunale per un reato informatico? Ti hanno sequestrato un computer o uno smartphone?

Sei vittima di un reato informatico e ti vuoi difenderti? 

Possiamo dividere i reati informatici e/o telematici  disciplinati dal nostro ordinamento in quattro grandi famiglie:

– la frode informatica, prevista dall’articolo 640 ter del codice penale che consiste nell’alterare un sistema informatico allo scopo di procurarsi un ingiusto profitto;
– l’accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico (615 ter del codice penale);
– la detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici e telematici (615 quater del codice penale);
– la diffusione di apparecchiature, dispositivi o programmi informatici diretti a danneggiare o interrompere un sistema informatico o telematico (615 quinquies del codice penale).

I REATI INFORMATICI INFORMATICI, O COMPUTER COMPUTER CRIMES: RISVOLTO RISVOLTO
NEGATIVO DELLO SVILUPPO TECNOLOGICO.
 Lo sviluppo delle tecnologie informatiche ha permesso di
disegnare nuovi scenari da qualche decennio a questa parte.
 In un lasso di tempo assai breve, la maggior parte delle attività
umane svolte manualmente o attraverso apparecchiature
meccanismi ad hoc e, hanno lasciato  il passo a ben più  efficienti 
implementazioni digitali. Si pensi ad esempio agli enormi archivi
documentali che, fino a non troppi anni fa, creavano grossi
problemi problemi di gestione gestione nonché, soprattutto soprattutto, di indicizzazione indicizzazione.

Reati informatici e D.lgs. 231/2001: contesto normativo

In particolare, è utile prendere in esame i reati informatici contemplati nel D.lgs. 231/01 che trae la sua origine come legge anticorruzione. Successivamente, il legislatore italiano ne ha ampliato i confini.

Il sistema sanzionatorio del D.lgs. 231/01, a livello di importo, potrebbe sembrare di importo “contenuto” in confronto alle sanzioni in caso di violazioni dettate nel GDPR (v. Articolo 83) che in alcuni casi potrebbero raggiungere l’importo di 10 o 20 milioni di euro (secondo il tipo di infrazione) o al 2% o 4% del fatturato mondiale annuo riferito all’esercizio precedente.

Un sistema sanzionatorio di minor importo, dunque, in quanto la somma può arrivare ad un massimo di poco più di 1,5 milioni di euro secondo un sistema basato su quote fissate in prima valutazione dal giudice che ne determina il numero (non inferiore a 100 e non superiore a 1000) e, in seconda valutazione, dall’organo giurisdizionale a cui spetta il compito di stabilire il valore pecuniario della quota il cui ammontare massimo è di 1549 euro, stabilito in considerazione di alcune variabili: gravità del reato, grado di responsabilità dell’ente, volontà e azioni riparatorie e azioni di riorganizzazione aziendale.

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