Repubblica intervista Fulvio Sarzana, nell’edizione cartacea dell’8 novembre 2017, p 11.
Una legge inutile e dannosa, che rischia di mettere a nudo le vite dei cittadini e persino far rincarare le tariffe telefoniche. È l’opinione di Fulvio Sarzana, giurista che da anni si occupa di diritti digitali e privacy, sulla nuova data retention.
Sarzana, cosa pensa dell’obbligo per gli operatori di tenere per 6 anni i dati telefonici e internet degli utenti?
«Nella migliore delle ipotesi è inutile, nella peggiore è dannosa per la privacy».
Perché?
«Come ha riferito il Garante europeo Giovanni Buttarelli, per perseguire i reati sono utili solo le tracce telefoniche e internet vicine ai fatti: massimo 6 o 12 mesi. Quindi dopo un anno la mole di dati che gli operatori dovranno conservare sarà inutile. E persino dannosa, inoltre, per due motivi: perché saranno dati sempre esposti al furto da parte di cyber criminali; perché i costi per gestirli spingeranno gli operatori ad alzare le tariffe telefoniche… o a sfruttare commercialmente questi dati, con altri danni per la privacy».
Ma quanto realmente impatterà la nuova normativa sulla privacy dei cittadini?
«Saranno nudi davanti agli operatori. Perché finiranno in archivio ben sei anni della loro attività telefonica e internet. Un giornalista scomodo, un politico, un imprenditore dovranno sempre temere che i propri dati possano finire in mani sbagliate, magari cybercriminali al soldo di concorrenti o avversari. Saremo tutti più esposti a minacce, ricatti o possibili perdite economiche. La privacy si regge sui principi di pertinenza e necessità. Più ci si allontana da questi, più si mettono a rischio gli utenti. E conservare per sei anni va ben oltre le esigenze di polizia».
Come conciliare gli interessi privacy con quelli di sicurezza? C’è una ricetta?
«Potenziando l’attività di intelligence sui profili a rischio. Non è utile invece, per combattere il terrorismo, fare una pesca a strascico su tutti i cittadini italiani, per tempi lunghissimi e non utili alle indagini. L’ha detto la Corte di Giustizia europea con una sentenza 2014 con cui già allora considerava la normativa della data retention lesiva dei diritti dei cittadini».
Cosa pensa che farà adesso l’Unione europea?
«Non accetterà la norma. Bruxelles potrebbe aprire una procedura d’infrazione oppure potrebbe intervenire la Corte di Giustizia Ue, se investita della questione da un giudice nazionale ».