Intervista su Il Messaggero intelligenza artificiale

 

 

 

Intervista su Il Messaggero intelligenza artificiale del  Prof. Fulvio Sarzana di S.Ippolito, avvocato, professore universitario, editorialista ed esperto di legislazione applicata alle tecnologie emergenti. Egli sostiene che lo sviluppo di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale può contribuire alla creazione di modelli previsionali applicabili all’evoluzione del mercato del lavoro.

Trovo molto interessante questo mix di incentivi al lavoro e utilizzo dei nuovi strumenti forniti dall’intelligenza artificiale. In quest’ottica, l’IA nel mondo del lavoro, se ben calibrata, può servire a mettere a punto piani di formazione e apprendimento personalizzati, con risorse e contenuti su misura per ciascun lavoratore, così come a ipotizzare esperienze simulate sul campo molto più precise rispetto al passato. Questo può contribuire a fornire modelli previsionali molto più efficaci e a comprendere meglio dove intervenire per correggere la rotta. D’altro canto, l’utilizzo adeguato di modelli linguistici di grandi dimensioni consente già oggi a un lavoratore di migliorare ulteriormente le proprie competenze, per esempio nel settore dello studio delle lingue e nella redazione di documenti, anche legali, molto più precisi.

Prof. Sarzana, crede che l’intelligenza artificiale possa effettivamente contribuire a ridurre fenomeni socialmente impattanti, come la disoccupazione, l’inattività lavorativa o il tasso di abbandono scolastico?

Credo di sì. L’intelligenza artificiale cambierà il modo stesso di concepire la prestazione lavorativa attraverso un modello che viene spesso definito come cobotica (robotica collaborativa), ovvero l’attività congiunta tra lavoratori e macchine intelligenti che operano insieme per raggiungere obiettivi comuni. Possiamo ipotizzare che quest’ottica collaborativa sia in grado di trasformare il concetto stesso di lavoro. Le macchine intelligenti potranno svolgere attività routinarie, consentendo agli esseri umani di concentrarsi su compiti che richiedono un “pensare umano”, caratterizzato da creatività, empatia e interazione personale. Tuttavia, è fondamentale porre attenzione ai diritti individuali in questo “mondo nuovo”, e ciò è precisamente quello che ha fatto l’UE con norme di tutela come l’Artificial Intelligence Act, che sta iniziando a produrre i primi effetti.

A partire dal 2 febbraio 2025, infatti, saranno vietati in tutta Europa i sistemi di intelligenza artificiale che comportano un rischio inaccettabile, soprattutto nel mondo del lavoro, inclusi quelli che minacciano la sicurezza, i diritti e i mezzi di sussistenza delle persone, come i controlli indiscriminati di massa, le identificazioni biometriche remote e il punteggio sociale. Diventa operativo il primo blocco di disposizioni del nuovo Regolamento UE n. 2024/1689 del 13 giugno 2024 (Artificial Intelligence Act), che stabilisce regole armonizzate sull’intelligenza artificiale. Il Regolamento, entrato in vigore il 2 agosto 2024, prevede un’applicazione progressiva con diverse tempistiche, tra cui quella del 2 febbraio di quest’anno, che riveste particolare importanza.

Intervista su Il Messaggero intelligenza artificiale

 

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