Una panoramica sul diritto radiotelevisivo e diritto dell’informazione ad opera dell’Avv. Scelsi, Of Counsel dello Studio legale di Roma, Sarzana e Associati.
La nostra Carta Fondamentale, com’è noto, riconosce e garantisce tutta una serie di importanti libertà al fine di promuovere, in totale
armonia e coerenza con i suoi principi fondamentali, il pieno sviluppo della persona umana e la sua effettiva partecipazione alla
vita democratica all’interno dell’ordinamento.
E’ altrettanto noto, inoltre, che i diversi e non pochi principi di libertà, presenti nella nostra costituzione, trovino puntuale
riconoscimento e disciplina in specifiche e ben determinate disposizioni costituzionali.
Eppure, vi sono alcuni presidi di libertà che, pur non trovando espresso riconoscimento nelle suddette disposizioni, assurgono
parimenti al rango di principi fondamentali costituzionalmente garantiti, trovando il loro riconoscimento nell’intero sistema
costituzionale.
E’ questo il caso del diritto all’informazione, il cui libero esercizio, anche se non in forma espressa, è riconosciuto e garantito dalla
nostra Costituzione quale strumento attuativo proprio di quelle finalità cui essa stessa dichiaratamente tende.
IL SISTEMA RADIOTELEVISIVO ITALIANO
Genesi del fenomeno radiotelevisivo in Italia Prima di affrontare l’importante tema delle ”compatibilizzazioni
radioelettriche” (tema che, peraltro, verrà affrontato con particolare dedizione in sede di analisi del settore radiofonico) è opportuno
soffermarsi sulle principali caratteristiche del sistema radiotelevisivo italiano e, ancor prima, su quelle che sono state le tappe più
significative della sua evoluzione.
Questo perché il sistema radiotelevisivo italiano, come già accennato, è un sistema caratterizzato da notevoli elementi di
atipicità. E questi ultimi riguardano proprio le modalità della sua complessa evoluzione
L’attuale sistema, quindi, non è altro che il risultato di questa evoluzione di cui si cercherà di fornire, a grandi linee, qualche
notizia.
Fino alla metà degli anni Settanta – per la precisione fino al 1976 come si vedrà più avanti – il sistema radiotelevisivo nel nostro
Paese era organizzato, sia per la radio che per la televisione, su base assolutamente monopolistica1
.
In pratica, l’esercizio dell’attività di radiodiffusione sonora e televisiva era riservato in via esclusiva allo Stato, che però gestiva
tale attività di radiotelevisione non proprio in maniera diretta, bensì attraverso la concessione esclusiva ad una società per azioni, di
diritto privato, a prevalente partecipazione pubblica, denominata RAI, radiotelevisione italiana.
segue su http://www.planetmedia.it/cmptbz.pdf