In sette a processo a Brindisi per un «like» messo su Facebook
E’ il primo caso in Italia, il reato contestato è diffamazione: i clic riguardavano dipendenti comunali accusati di essere assenteisti. L’esperto:«Difficile venga dichiarata la condanna»
L’esperto: «Condanna difficile, manca il dolo»
«In effetti non mi risulta che in Italia ci siano precedenti di questo tipo» conferma Fulvio Sarzana avvocato e docente di diritto della società digitale all’università telematica UNINettuno. «Esiste solo un caso – prosegue l’esperto – contestato dalla procura di Genova persone che sui social misero il “mi piace” a un post contro i rom. Ma in quella circostanza è stata ravvisata la violazione della legge Mancino sull’incitamento all’odio razziale». Ma davvero può configurare un’offesa all’onore il semplice clic su Facebook? «La Cassazione – dice ancora Sarzana – ha già stabilito che un messaggio offensivo sui social può far scattare la diffamazione. Ma sul semplice “like” personalmente nutro qualche perplessità: il reato presuppone il dolo, una volontà specifica che probabilmente manca a un gesto automatico. Comunque sia, anche in questo caso occorrerà attendere una pronuncia della Cassazione». Certo, se così fosse sarebbe un fatto epocale: già oggi la polizia postale esamina ogni giorno tra le 100 e le 200 denunce per offese su Facebook; se a questo numero si aggiungessero quelle per i “mi piace” gli uffici si intaserebbero al punto tale da rendere inefficaci le denunce stesse.
http://www.corriere.it/cronache/17_settembre_27/sette-processo-brindisi-un-like-messo-facebook-9667fbb2-a37b-11e7-a066-220c02125bda.shtml