Articolo Corriere della sera su Sky e violazione del diritto d’autore
Nel decreto legislativo del 9 aprile 2003, numero 68 — e in quello successivo del 2006, numero 140 — sono descritte tre tipologie di fattispecie. La prima prevede una sanzione amministrativa destinata a coloro che, per uso personale, scaricano materiale coperto da diritto d’autore illegalmente. E non è mai stata applicata. La seconda riguarda coloro che, a scopo di lucro, mettono a disposizione su piattaforme online o siti pirata, materiale coperto da diritto d’auto e, in questo caso, si tratta di una fattispecie che prevede una sanzione penale. La terza, per cui è previsto anche il carcere, parla del caso di siti di streaming illegali. Esiste poi una quarta fattispecie, quella descritta nell’articolo 171 octies appunto, che prevede una sanzione penale anche per la «decodificazione ad uso privato di programmi televisivi ad accesso condizionato». Una sanzione penale, quindi, che riguarda l’utilizzo personale di contenuti coperti da diritto d’autore ma che si sono ottenuti con metodi «fraudolenti». Ed è questa la norma che è stata applicata — per la prima volta — nel caso del 52enne palermitano. «La pirateria sta cambiando. Ci si sta concentrando su strumenti più tecnologici per riuscire ad offrire la stessa qualità dei grandi player televisivi — spiega l’avvocato Fulvio Sarzana — Si inizia quindi a colpire anche chi utilizza (e non fornisce) card pirata o decoder illegali che catturano i segnali dei canali tv. E per colpire l’utente finale, l’unico modo è trovare una norma che esiste già». Potenzialmente, ragiona Sarzana, lo spettro descritto dalla sentenza è talmente ampio che anche coloro che condividono gli abbonamenti, di SkyGo o Netflix, con amici e parenti potrebbero venire coinvolti. «Non ci sarebbe fine di lucro, ma è presente un comportamento fraudolento, in quanto non si rispettano le prescrizioni dei contratti che prevedono un uso esclusivamente personale. Non è prevista una cessione di cortesia di una delle proprie utente», specifica. E poi aggiunge che «difficilmente qualcuno si ritroverà in tribunale per questo. L’operatore dovrebbe verificare da dove sono stati eseguiti i singoli accessi. Ma la norma esiste».
http://www.corriere.it/tecnologia/economia-digitale/cards/sky-senza-pagare-cosa-si-rischia-multa-carcere-tutti-furbetti/parere-avvocati.shtml