Diritto d’autore inibizione sito internet
il caso cloudflare
Un provvedimento cautelare emesso dal Tribunale di Milano ordina a Cloudflare di modificare i record dei suoi DNS pubblici per inibire l’accesso ad alcuni siti Web che diffondono, senza autorizzazione, materiale coperto dal diritto d’autore. La prescrizione riguarda un’azienda che ha sede negli Stati Uniti.
Diversamente rispetto ai casi precedenti (il Tribunale delle Imprese di Roma aveva riconosciuto che Cloudflare è un intermediario della comunicazione senza obblighi di sorveglianza), questa volta è stato ritenuto opportuno disporre il blocco dei siti su server DNS pubblici gestiti da un soggetto che pur operando anche in Europa ha sede negli Stati Uniti. Stando alle informazioni che abbiamo ottenuto, nel caso in questione Cloudflare non forniva alcun servizio ai siti dei quali AGCOM aveva precedentemente chiesto l’oscuramento.
Il provvedimento si focalizza, quindi, sull’attività di risoluzione dei nomi a dominio forniti da un’azienda specifica: ricordiamo che i fornitori di servizi DNS pubblici non si contano ormai più…
Come spiega l’avvocato Fulvio Sarzana, a cui abbiamo chiesto un parere sulla vertenza, si tratta di un provvedimento nuovo rispetto alle altre pronunce del passato perché questa volta non viene emesso un ordine inibitorio su server DNS gestiti da provider italiani; si vanno invece a prescrivere modifiche su record DNS memorizzati su sistemi per la risoluzione dei nomi a dominio che sono materialmente gestiti da una società extra-UE.
“Restano sul campo due dubbi“, aggiunge Fulvio Sarzana. “Il primo ha a che vedere con il concetto di neutralità della rete, anche se il giudice ha ritenuto inaccoglibile qualunque contestazione nel merito. Il secondo dubbio riguarda gli effetti della pronuncia: sarà necessario verificare quanto un provvedimento di un giudice italiano possa concretamente avere effetto sul modus operandi di una realtà che vive negli Stati Uniti“.
Diritto d’autore inibizione sito internet
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