Il web è sempre più fondamentale anche nelle campagne elettorali. Il 9 febbraio a Roma si è discusso di come i politici costruiscono la propria reputazione online e quali sono le strategie di comunicazione scelte.
Tema affidato a Matteo Flora, affiancato da Fulvio Sarzana, avvocato e professore in Diritto dell’amministrazione digitale, durante un evento organizzato dall’Università telematica internazionale Uninettuno.
Sul web corrono tante opinioni, le certezze sono però tutt’altra cosa.
La distinzione tra reale e virtuale diventa sempre più difficile, così come può essere difficile capire se le identità digitali di ognuno di noi, non solo quelle dei politici, corrispondono alle reali identità. Queste le considerazioni di apertura del Rettore Uninettuno Maria Amata Garito. In sintesi la questione è se credere o meno alla reputazione online.
I like servono a vincere le elezioni?
La domanda se la pone Fulvio Sarzana e la risposta è sì: “Un tweet di Trump viene apprezzato 250mila volte, il New York Times ha 200mila abbonati“, quindi c’è più gente che legge Trump di quanta non legga il Nyt. In un momento della corsa alla Casa Bianca, la candidata democratica Hillary Clinton riusciva a coinvolgere la metà delle persone del suo rivale di partito Bernie Sanders. Questo perché la Clinton utilizzava termini difficili e poco accessibili, mentre Sanders era più diretto. I tweet di Sanders (come quelli di Trump, del resto) sono spesso accusatori. Sul web non vince chi dice la verità ma chi si espone in modo aggressivo e attacca a viso aperto “il nemico“. D’altronde non si fa campagna elettorale dicendo la verità, ma sapendo attirare l’attenzione di chi è in ascolto.
Un esperimento
Un video di Virginia Raggi su Facebook riceve un numero di like superiore alle visualizzazioni del video stesso. Ciò significa che non importa cosa si dice, ma chi lo dice.
La necessità di comprendere
“Bisogna osservare le tecniche di comunicazione“, continua Sarzana, che espande a tutti l’invito a decidere con cognizione di causa e osservare, anche per permettere a chi di dovere di apporre dei correttivi alle tecniche meno oneste. “I politici non creano contenuti ma chiedono la rimozione dei commenti negativi che li riguardano”
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