L’Associazione dei Provider Indipendenti ha presentato stamane alla Camera dei Deputati (Palazzo San Macuto, via del Seminario – Roma) i modelli di business applicati dalle piccole e medie aziende italiane del settore telecomunicazioni, e sulla base dell’esperienza dei suoi associati ha offerto spunti e riflessioni su come realizzare un’opera rapida ed efficiente di digitalizzazione del Paese. Una questione molto importante per lo sviluppo dell’Italia, che è agli ultimi posti in Europa nell’indice di digitalizzazione, che è stata esplicata alla presenza del Vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri.
Sono intervenuti tra gli altri, Mirella Liuzzi, Deputata Commissione poste del Movimento 5 stelle, Antonio Nicita, Commissario AGCOM, Maurizio M Decina, Economista, Marco Perduca, +Europa con Emma Bonino, Miguel Gotor, Senatore di Liberi e Uguali. Le proposte di Assoprovider sono state presentate da Marcello Cama, Consigliere Assoprovider, e Giovanbattista Frontera, vicepresidente dell’associazione. Ha moderato l’evento Fulvio Sarzana, avvocato e professore straordinario di diritto dell’amministrazione digitale Università Telematica Uninettuno.
«Il 5 G è la nuova sfida per il Paese. Tuttavia, potrà essere utile solo se non consegnerà nelle mani di pochi soggetti l’intero mercato dell’accesso e quindi se le frequenze non saranno un appannaggio di pochi soggetti. Le frequenze sono un bene comune del territorio e dovrebbero in primo luogo produrre vantaggi per tutti e non essere funzionali solo agli interessi di pochi oligopolisti. La politica deve chiarire ai cittadini come intende gestire l’utilizzo dei beni collettivi», ha spiegato Dino Bortolotto, presidente di Assoprovider.
Assoprovider ha svelato la sua “ricetta” per digitalizzare il Paese, articolata in tre punti principali: «1) Non bisogna assegnare lo spazio frequenziale solo ad un ristretto gruppo di soggetti accomunati da modelli di business che non garantiscono la digitalizzazione dell’intero Paese. 2) È necessario favorire lo sviluppo delle PMI non solo quali utilizzatrici di 5G, ma anche quali parti attive nella produzione di accessi 5G. 3) È necessario attuare politiche che non creino artificiose economie di scala. In ogni ecosistema, devono coesistere tanto i piccoli quanto i grandi player con diversi modelli di business in grado di servire tutte le diverse densità abitative del nostro territorio. Non bisogna alterare questo equilibrio con politiche sbagliate».
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